La mezzaluna di sabbia bianca, lunga quasi due chilometri, che si affaccia sul golfo di Campo nell'Elba è una delle mete balneari più apprezzate dai turisti. Pochi sanno che questo arenile dove ogni estate avviene una vivace e colorata invasione di ombrelloni e sdraio, in passato è stato insanguinato da invasioni ben più drammatiche. Un tratto di costa così basso era infatti un invito all'approdo per ogni genere di assalti, dalle sanguinose scorrerie corsare fino all'ultimo non meno cruento sbarco alleato del 1944 per la liberazione dell'isola. Per questo su un angolo di esso vi fu posta una delle tante torri difensive che vigilano sui porti dell'Elba.
Ai piedi di questa elegante ma non certo maestosa vedetta si è sviluppato un grappolo di case, che in progresso di tempo ha formato il nucleo di Marina di Campo. Il borgo ha iniziato a definirsi tale in tempi recenti, nel corso dell'Ottocento, quando ormai le intemperanze piratesche erano solo un ricordo. Le sue antiche vocazioni erano la pesca e l'agricoltura. La prima specialmente è stata il motore principale dello sviluppo demografico del porto: essa catalizzò in questo angolo di Elba pescatori provenienti dal Sud Italia, soprattutto la Campania. Il resto della retrostante pianura, dove oggi Marina di Campo va espandendosi era invece votato alle coltivazioni in gran parte viticole. Appare quasi incredibile vedere dalle vecchie (ma neanche tanto) foto della località di vigneti quasi a ridosso del bagnasciuga.
Per scoprire la storia di questa parte dell'isola bisogna salire. Più alta è la quota più andiamo a ritroso nel tempo, quasi che i vecchi campesi vedessero il mare con sempre minor diffidenza col passare degli anni. D'altra parte ne avevano ben donde: vi furono periodi il cui contatto con esso era foriero di lutti e disgrazie, quindi meglio vivere sugli scoscesi contrafforti del monte Capanne. Salendo troviamo così i due graziosi paesi di San Piero e Sant'Ilario, l'uno a vista dell'altro.
A Sant'Ilario le abitazioni sono tutte raccolte intorno a una bella piazzetta, da cui si dipartono viuzze strette fra i fiori, e su cui si affaccia la chiesa parrocchiale, dedicata a san Francesco. Il campanile di essa si mostra slanciato e massiccio verso il cielo. Non è un caso: in epoche in cui le invasioni erano un'impellenza costante, anche questo tipo di strutture svolgevano un ruolo di vigilanza.
La piazzetta più caratteristica di San Piero prende il significativo nome di Belvedere, anche se è conosciuta dagli indigeni come Facciatoia. Da essa si scorge il panorama sulla sottostante Marina di Campo. Si affaccia su di essa, ma quasi ritirata quasi a volersi proteggere dagli sguardi indiscreti con la sua corona di pini intorno, la chiesa di San Niccolò, l'unica romanica elbana a due navate, con affreschi quattrocenteschi all'interno. E' circondata da bastioni dagli spigoli acuti, quasi a voler ricordare anch'essa che la ferocia corsara non si fermava neanche di fronte a un luogo di culto.
San Piero è anche la capitale elbana del granito, estratto ancor oggi in cave poco lontane. E se ci spingiamo per i sentieri che sovrastano Cavoli e Seccheto possiamo metterci alla ricerca di estrazioni ancora più antiche e notare in alcuni punti colonne sbozzate abbandonate sui fianchi delle colline. Romani prima e pisani poi hanno scalpellato queste coti granitiche per secoli per ricavarci colonne o decorazioni per i loro monumenti.
Saliamo ancora di quota per incontrare vestigia medievali. Le tracce più evidenti sono il la torre di San Giovanni, edificata intorno all'anno Mille, appollaiata su una cote granitica, a dominare su tutto il golfo di Campo; e la vicina chiesa romanica.
Per visitare resti di nuclei protostorici occorre inerpicarsi sui contrafforti più impervi del monte Capanne, e raggiungere località come le Mure, Macinelle. E' qui che trovavano rifugio genti di cultura subappenninica, dedite a pastorizia e agricoltura, ma anche al commercio e forse alla lavorazione dei metalli. Testimoni di queste frequentazioni sono i demoliti pastorali, detti localmente caprili, utilizzati fino a pochi decenni fa: abituri a forma di igloo, costruiti a secco con massi di granito, a volte anche ricavati da cavità nelle rocce, così simili ai nuraghi sardi. Ma a cercare bene tra la macchia si notano anche tombe domeniche, muraglie di difesa a secco e sassi ritti, spesso considerati avanzi di coltivazioni recenti.
Non solo dal punto di vista storico e archeologico val la pena di avventurarsi sui sentieri della parte più solatia del Monte Capanne (sempre però con una buona carta, e mai prendendo sottogamba escursioni che possono rivelarsi più ostiche di quanto sembrino). Anche l'aspetto paesaggistico ha il suo interesse. In primavera è straordinario lasciarsi inebriare dai profumi della macchia bassa, da cui spuntano coti dalle curiose forme, e sotto cui spuntano fioriture anche di specie rare. Se poi il sole picchia duro, si può sempre passeggiare sotto lecci, pini e castagni del monte Perone, dove si trova anche un'area attrezzata a picnic.
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Torre del porto (Marina di Campo): torre tradizionalmente attribuita ai pisani. Non è visitabile dall'interno.
Chiesa di San Mamiliano (Marina di Campo): secondo la tradizione popolare sarebbe stata fondata prima del Mille, consacrandola a uno dei santi più venerati dell'Arcipelago toscano.
Acquario dell'Elba: piccolo ma ben organizzato e tra i più completi nel Mediterraneo, si trova a un paio di chilometri da Marina Campo, all'imbocco della strada di Fonza. Vi sono 60 vasche con 150 specie di organismi marini, alcuni anche rari. All'interno si trova anche il museo faunistico dell'isola.
Chiesa di San Niccolò (San Piero): la leggenda dice che sia stata edificata su un tempio antico. E' l'unica romanica pisana a due navate. Gli affreschi interni, non molto ben conservati, sono quattrocenteschi.
Chiesa parrocchiale (Sant'Ilario): a tre navate, con una bella facciata barocca. Pare che sia stata costruita sulle mura di una rocca piasana, di cui il campanile faceva da torre di guardia.
Torre di San Giovanni: torre pisana dell'XI secolo, sopra i paesi di San Piero e Sant'Ilario.
Chiesa di San Giovanni: chiesa pisana in stile romanico del XII secolo, oggi abbandonata.
Eremo di San Francesco: nella valle omonima, sulle pendici del monte Perone, è oggi ridotto a rudere.
Nave di Cavoli: manufatto romano in granito incompiuto, dalla vaga forma di nave.
Cave e colonne romane e medievali di granito: si trovano sparse tra Cavoli e Seccheto, anche molto vicino al mare. Suggestive le colonne sbozzate e i segni di taglio del granito poco sopra Cavoli. Nel fosso di Vallebuia una colonna reca ancora l'iscrizione del committente (l'Opera del duomo di Pisa)
Da Marina di Campo si può raggiungere la tranquilla spiaggia di Galenzana, con un percorso lungo costa di una quarantina di minuti, che parte dalle vicinanze della torre del porto.
Da Sant'Ilario partono due interessanti percorsi, anche da fare in bici: la salita per il monte Perone (circa 3/4 d'ora a piedi), coperto da splendide pinete e leccete e da cui partono sentieri per le alture vicine, e la strada che un tempo congiungeva il paese ai centri della costa nordoccidentale.
Da San Piero si possono intraprendere diverse escursioni: a monte Maolo, alle aree archeologiche di Piane al Canale, le Macinelle e le Mure, al suggestivo mulino abbandonato di Moncione. I sentieri sono segnati, ma è meglio dotarsi di una cartina.
Da Cavoli e Seccheto si possono raggiungere le antiche cave di granito. Con un po' d'occhio si possono scorgere colonne sbozzate e abbandonate nella macchia. Da non perdere è anche la deviazione che da Cavoli porta alla cosiddetta nave, un manufatto di granito romano dalla forma in parte abbozzata. Alcune di queste deviazioni non sono però segnalate.
Da Fetovaia parte un percorso ciclabile sopra costa, che giunge fino a Chiessi, passando per Pomonte; in parte sulla provinciale, in parte sterrato tra la macchia.
Da Literno si ha accesso alla rete sentieristica dell'Elba centrale, tra cui la strada medievale che corre lungo il crinale delle colline giunge a Colle Reciso, sopra Portoferraio.