Dettagli itinerario
Itinerario L'Enfola
Il breve sentiero si svolge su uno dei promontori più suggestivi dell'isola, unito al continente elbano da uno stretto istmo. La rigogliosa vegetazione è rotta solo dalle costruzioni di una batteria militare della seconda guerra mondiale, intitolata a L. de Filippi.
Il nostro percorso inizia dal parcheggio della spiaggia dell'Enfola. Ci troviamo sull'istmo ghiaioso, largo appena un paio di centinaia di metri, su cui campeggia la struttura di un'antica tonnara in ristrutturazione. Attiva fino agli anni 1950, testimonia l'importanza di questa pesca nell'economia isolana del passato.
Imbocchiamo la strada alle spalle di essa, in leggera salita e ampi tornanti, passando vicino a rare villette. Il fondo è a grosse ghiaie smosse, ma non particolarmente disagevole. La vegetazione è bassa è con abbondanza di lentischi e soprattutto rosmarini, che in primavera si ricoprono di fiorellini azzurro acceso, e spandono il loro caratteristico aroma.
Man mano che si sale alcuni tratti saranno ombreggiati da pinete impiantate qualche decennio fa. In alcuni punti della strada la vegetazione si apre, permettendoci di ammirare begli scorci sulla costa nord, dalle caratteristiche scogliere bianche, con Portoferraio sullo sfondo. Alcune di queste aree panoramiche sono stati attrezzate con panchine in legno.
Arriviamo a una prima bassa costruzione, immersa nella macchia, che altro non è se la cisterna della batteria. Superato un tornante, costeggiamo un elegante e ampio edificio, incassato nel fianco roccioso: si tratta della centrale elettrica. E' segno che siamo quasi nel punto più alto del promontorio. Infatti dopo pochi metri giungiamo alla tipica costruzione che ospitava le latrine. Qui inizia il sentiero segnalato dai cartelli in legno del parco nazionale che costituisce l'anello del monte (135 metri).
Scegliamo di proseguire sulla strada per visitare il resto degli edifici militari. In breve arriviamo all'ingresso dei sotterranei militari, al cui interno si trovava la santa barbara: sulla volta d'accesso è scritto nihil impossibile volent, sormontata da un bello stemma in granito. Poco lontano dall'imbocco sotterraneo, una breve scalinata invasa dalla macchia ci permette di raggiungere l'alloggio dei militari, ormai in totale decadenza.
A questo punto imbocchiamo il sentiero dall'ingresso principale del tunnel, per intraprendere l'anello. Passiamo sotto una bella vegetazione a pineta e macchia alta, che non ci consente di ammirare il panorama della costa sottostante. In alcuni tratti troveremo le piazzole di tiro, dove si riconoscono facilmente i prigionieri arrugginiti, disposti in circolo, che fissavano i pezzi d'artiglieria.
Dopo poche centinaia di metri, una deviazione a sinistra segnalata ci permetterà di scendere al punta. Il primo tratto è ancora sotto la lecceta, ma poi lascia il posto a una macchia bassa dove dominano, insieme alle essenze classiche, i cespugli di barba di giove. Da qui abbiamo già un bel colpo d'occhio sul tratto terminale del promontorio. Scendendo ancora la macchia cede il passo alla steppa: siamo infatti su un tratto roccioso in cui spesso i venti infuriano, precludendo lo sviluppo alle specie arboree. Sulla punta esiste un'altra struttura militare, incassata tra le rocce. In essa si trovava il grosso riflettore (la fotoelettrica), usato di notte per illuminare il mare. Esso veniva spostato dall'alloggiamento all'estremità della punta su un binario, le cui tracce sono ancora oggi ravvisabili. Sulla punta è stato attrezzato un punto sosta, da cui possiamo godere un bel panorama: il caratteristico scoglio della Nave, a poche decine di metri dalla costa, in cui qualcuno vi ha scorto la forma di un'imbarcazione; un bel tratto di costa nord dell'isola, dominata dal massiccio del Capanne.
Sulla punta esiste una grossa colonia di gabbiani, soprattutto reali. Appollaiati sugli alti speroni rocciosi, non mancheranno di segnalare la loro chiassosa presenza per segnalare l'intrusione. E' un bene non disturbarli troppo, ed anzi nel periodi di nidificazione (da marzo a luglio) è buona norma non spingersi fino alla punta, ma osservarli rispettosamente dall'alto: l'abbandono dei nidi, anche per pochi minuti, può far freddare le uova e uccidere i pulcini.
Ritornati sui nostri passi, termineremo l'anello in poche centinaia di metri, e scenderemo nuovamente al parcheggio.