
Itinerario dai Marmi a Pomonte
Sentieri interessati nella numerazione ufficiale: 18, 5 (in parte), 8 (in parte), 31
Durata complessiva: 8h
Itinerari mtb o ippico: A parte il primo tratto fino a Colle Reciso, non è adatto da percorrere n in bici n a cavallo. Sul monte Perone si può per salire in alternativa da Sant'Ilario, tramite una larga strada sterrata, segnata in cartografia con il numero 5. Esclusivamente percorso trekking dal monte Maolo in poi.
Itinerario dai Marmi a Pomonte
Dalla provinciale Marina di Campo-Procchio, in prossimità dello scollinamento, intraprendiamo la stretta strada sterrata in salita. Dopo un primo tratto sotto una macchia alta a corbezzoli, saliamo abbastanza ripidamente tra cisti e lentischi, fino alla cima di un basso colle (225 metri), il monte Castello. Il nome indica che quassù si trovano i resti di un'opera difensiva: si tratta infatti di un'oppida (fortezza d'altura) etrusca. Da esso era possibile vigilare sul tratto di mare a nord dell'Elba. Fu dato alle fiamme dai romani, al momento della loro venuta sull'isola, come dimostrano molti reperti combusti. Di esso rimangono solo le mura perimetrali.
Iniziamo a scendere per lasciare in breve la strada e buttarci in sentiero sotto la fresca macchia alta. Il tracciato prosegue in quota per qualche centinaio di metri fino a ritornare a una strada, in prossimità di un incrocio, in località Colle Reciso. Il nostro percorso prosegue sulla sterrata che sale leggermente a destra. La seguiamo per circa trecento metri, per poi piegare su un tratturo meno battuto a destra in leggera salita. In breve dobbiamo girare a sinistra su un sentiero sotto la macchia. Qui il percorso si fa decisamente impegnativo: la salita è ripidissima e non breve. Arrivati a Poggio San Prospero facciamo una sosta corroborante vicino a una struttura in muratura, che altro non , come ricorda un marmo, se non l'inizio del vecchio acquedotto di Portoferraio.
Dopo esserci riposati riprendiamo l'arcigna erta. Da qualche tratto, dove la vegetazione si apre, è godiamo di un bel panorama sulla piana di Campo e sulla costa nord, con l'inconfondibile silhouette del promontorio dell'Enfola. Arriviamo in una pineta e di l a poco raggiungiamo la vetta del monte Perone: tanto per avere un'idea della scarpinata che ci siamo fatti, basti pensare che in poche centinaia di metri siamo passati da quota 175 di Colle Reciso a 630 del Perone!
Lasciamo la vetta del monte, imbruttita da alcuni ripetitori televisivi, per scendere fino alla strada asfaltata, dove possiamo fermarci all'area picnic attrezzata. Sempre sotto i pini che caratterizzano questa zona, saliamo in leggera pendenza fino alla vetta del monte Maolo (748 metri), fiancheggiando un gruppo di abeti odorosi, una presenza atipica per l'Elba. Gi dalla vetta possiamo ammirare un bello scorcio su buona parte dell'isola. Tra l'altro quassù incontriamo per la prima volta un domolito pastorale (detto dagli elbani caprile), strutture di pietre granitiche a secco, a forma igloo, di origine antichissima, e utilizzate fino a non molti anni fa dai pastori. Intraprendendo i sentieri del monte Capanne la loro presenza è quasi costante.
Continuiamo sul sentiero in quota, tra una macchia bassa che ogni tanto cede il passo a un bosco misto. Da qui il panorama sul marcianese è superbo. In alcuni casi dovremo fare attenzione nell'attraversare giogaie granitiche, ma nel complesso il tracciato non è impegnativo. Occorre prestare attenzione alla vegetazione degli angoli pi riparati, per scorgere quegli autentici monumenti vegetali rappresentati dai tassi, una specie relitta dei tempi delle glaciazioni, inusuale altrimenti a queste latitudini. Tra le pietraie non è raro veder sgambettare qualche muflone.
Giunti in prossimità delle Filicaie, il sentiero sale decisamente a piccole svolte fino al crinale del massiccio: non ha caso questa località detta Malpasso. Siamo a quota 830, con il monte Capanne, il tetto dell'isola, a incombere sulla destra. Qui il GTE si biforca. Noi prendiamo la variante a sinistra.
A questo punto il nostro tracciato è tutto in discesa. Nel primo tratto meglio prestare attenzione, sia per la pendenza che per gli insidiosi lastroni granitici coperti di licheni: specialmente quando sono bagnati possono diventare molto scivolosi. La vegetazione in queste zone è di macchia bassa a cisto se non a gariga: purtroppo essa frutto della degradazione provocata da ripetuti incendi e la sua crescita è condizionata dal vento.
Arriviamo a Colle della Grottaccia (645 metri), al bivio con il sentiero 9, che scende a Pomonte seguendo l'affascinante fosso di Barione. Noi invece seguiamo un sentiero a saliscendi, che segue il crinale delle Mure e di monte Cenno. Sulla sella erbosa delle Mure (631 metri) troviamo un interessante agglomerato di caprili, probabilmente ultime tracce di un villaggio d'altura protostorico. Lungo il sentiero non possiamo non notare grossi muri a secco, forse un tempo serviti come sorta di cinta muraria difensiva. Da quassù la vista su Vallebuia e la costa campese è superba.
Scendendo da monte Cenno (591 metri), aggiriamo il monte Orlano sui fianchi meridionali, con splendidi scorci su Fetovaia, purtroppo favoriti da una vegetazione a gariga frutto di furiosi incendi. Superato il caprile di monte Orlano, iniziamo a scendere piuttosto ripidamente su un sentiero a strette curve, mentre la macchia a eriche ci sommerge. In alcuni punti per sarà possibile avere una vista sul paese di Pomonte.
Ritorniamo così sul sentiero 9, già incrociato a monte, che percorriamo verso sinistra. Ci troviamo a passare su un percorso ben tracciato, percorso per secoli da pastori e contadini. Non è difficile immaginare, guardando i terrazzamenti invasi dalla macchia, l'intensa coltivazione a vite che questa valle ha conosciuto fino a tempi recentissimi: un'autentica opera d'arte agricola. Oggi purtroppo i vigneti stanno regredendo a vista d'occhio. Il sentiero finisce attraversando un ponticello in cemento: ormai siamo nel centro urbano di Pomonte. Se imbocchiamo la strada a sinistra, e dopo pochi metri deviamo su un sentiero sempre a sinistra che costeggia un parcheggio, potremo arrivare a una sorgente, che ci disseterà dalla fatica del lungo itinerario.