
Itinerario La Valle di Pomonte
Sentieri interessati nella numerazione ufficiale: 9, 31
Durata complessiva: 6h
Itinerario mtb o ippico: non adatto in entrambi i casi.
Itinerario La Valle di Pomonte
E' uno degli itinerari più belli dell'isola per vari aspetti: quello paesaggistico, attraverso una delle più ampie vallate; quello umano, con gli splendidi terrazzamenti delle vigne che si abbarbicano sulle pendici; quello archeologico, per la presenza di antichi domoliti pastorali; e altri non secondari. Il periodo peggiore per affrontarlo l'estate, poiché il fosso all'asciutto e quindi non ci permette di ammirare le cascatelle e le pozze d'acqua.
Si parte dall'interno dell'abitato di Pomonte. Imboccando la strada asfaltata che fiancheggia la chiesa, dopo circa duecento metri, si stacca una strada a destra, che traversa il fosso con un ponticello in cemento. Siamo sul sentiero 9. Si sale subito su un percorso lastricato in mezzo a vigneti, purtroppo in gran parte abbandonati alla macchia. Tuttavia ci si accorger che la costanza e la fatica dell'uomo hanno inciso i pendii della vallata con stretti e sinuosi terrazzamenti, quasi sempre occupati da un solo filare di viti, tagliati trasversalmente da ripidi viottoli e canalizzazioni. Un lavoro secolare che è arrivato a spingersi fino ad altezze impressionanti, fin dove c'era spazio vitale per le coltivazioni, in una perenne lotta con macchia e coti granitiche.
Arriviamo al bivio col sentiero 31, che rappresenterà il nostro ritorno. Proseguiamo sul 9, in salita dapprima disagevole, poi sempre più dolce. A sinistra, poco sotto di noi serpeggia il fosso Barione. Ci addentriamo sempre più nella valle, e gli ex coltivi lasciano il posto a una macchia rigogliosa, soprattutto a cisti. Superiamo il greto franoso del fosso Porterogna, e costeggiamo un rudere di magazzino agricolo.
Dopo poco attraversiamo il fosso Barione, in prossimità di un piccolo gruppo di castagni, e risaliamo abbastanza faticosamente sul pendio opposto, in località Poio. Poco sopra di noi altri magazzini abbandonati sono assediati dalla macchia.
In breve, dopo un percorso pianeggiante, arriviamo a costeggiare da vicino il greto del fosso Barione. Il sentiero prosegue ora lungo questo corso d'acqua dalla buona portata per gran parte dell'anno. In alcuni tratti dovremo passare da una riva all'altra. La vegetazione si fa molto interessante: molti tratti sono ombreggiati da castagni e carpini, mentre negli anfratti pi umidi si aprono i ventagli della Osmunda regalis, una felce altrove rara, ma all'Elba abbastanza comune.
Arrivati in fondo alla valle, il percorso si inerpica sul fianco destro in ripida ascesa, sotto una bella lecceta. Essa cede dopo non molto lo spazio a una macchia molto bassa a eriche e cisti, che ci permette di godere di qualche colpo d'occhio dall'alto della vallata che abbiamo appena traversato. Da quassù, con un buon binocolo, potremo scorgere anche qualche volo planato di rapaci. Alla fine della salita ci troviamo sul colle della Grottaccia (645 metri), in prossimità di un caprile diroccato, dove potremo riposare.
In questo punto si apre un trivio: salendo a sinistra (sentiero 8, GTE) si arriva alle Filicaie, proseguendo (sentiero 30) si raggiunge l'interessante area delle Macinelle. Noi invece deviamo a destra, sul sentiero 31, per tornare a Pomonte. Inizialmente saliamo lungo i crinali del colle, dove si scorgono imponenti muri a secco, forse l'antica cinta del villaggio d'altura in località detta appunto le Mure. Arrivati su un ampia sella erbosa, spesso arata dai cinghiali, ci appaiono i caprili, strutture a igloo usati un tempo dai pastori. Sono molto probabilmente l'ultima testimonianza di un villaggio protostorico. Da quassù il panorama sulla costa campese è straordinario.
Dopo la doverosa sosta, scendiamo lungo il crinale dei monti, toccando il Cenno e l'Orlano. Arrivati a quest'ultimo, in prossimità di un nuovo caprile, inizia una discesa ripida. Inizialmente la percorriamo tra una vegetazione bassa e diradata, frutto di recenti incendi, ma che almeno ci permette di avere uno scorcio dall'alto su Pomonte. In seguito la macchia è sempre più alta, costituita da eriche, corbezzoli, cisti e ginestra dei carbonai, che in primavera si ricoprono di delicati fiori multicolori.
Giunti alla fine del sentiero, ci ritroveremo sul percorso 9, affrontato qualche ora prima. Ci basterà deviare a sinistra per tornare in qualche decina di minuti a Pomonte.