Miniera di Calamita
La miniera è geograficamente delimitata dal fosso del Salcio, a ovest, e il fosso di Remaiolo, a est. Il punto più meridionale è la punta di Calamita, quello più settentrionale Poggio Polveraio. La linea sud-nord è anche quella che segue le curve di livello, partendo dal mare per arrivare ai 304 metri, poco sopra Poggio Polveraio. L'escavazione ha interessato anche la costa che interessa le spiagge delle Francesche, del Cannello e di Vetrangoli, le punte Rossa e di Calamita. Grazie al fatto che la zona era area estrattiva prima e demaniale poi, queste calette si sono mantenute intatte e poco frequentate, e soprattutto quella di Punta Rossa si offre nella sua bellezza assoluta. La strada comunale, che corre a quota 165-176 metri, taglia in due l'area mineraria.
Il promontorio di Calamita è in gran parte formato da scisti e micascisti lucenti, detti gneiss di Calamita, con qualche intercalazione quarzitica e anfibolitica. La formazione geologica è nata tra il Carbonifero e il Trias superiore. Fanno eccezione solo la parte nord-occidentale e le aree minerarie. In queste ultime sono tuttavia presenti anche gneiss di Calamita, visibili nei cantieri di Macei basso e le Piane. A proposito di essi Bernardino Lotti scrive: Il giacimento ferrifero della Calamita trovasi associato ai calcari cristallini ed ha per letto gli scisti, di cui è parola.1 A parte questi affioramenti l'area mineraria è costituita nella parte bassa da calcari dolomitici (che Cocchi2 e Lotti chiamano “calcari della Calamita”), e nella parte alta da calcari massicci saccaroidi del Gias superiore. I primi, gialli e cavernosi, sono attraversati da filoni di ilvaite, hedembergite e granato andradite; i secondi vengono descritti da Lotti come farinosi, granulari, saccaroidi, ceroidi, a struttura concrezionaria e strettamente connessi con la vena del ferro.3
I minerali ferrosi, magnetite ed ematite, sono tra le formazioni carboniche e associati quasi sempre agli skarn (solo alle Piane e in parte ai Macei bassi si trovano in associazione con il gneiss). Queste mineralizzazioni sono il prodotto metasomatico delle rocce carbonatiche causate dall'intrusione quarzomonzonitica di Porto Azzurro. Le numerose faglie del promontorio hanno portato alla risalita delle mineralizzazioni idrotermali. Dice ancora Lotti: Tanto dal lato delle Francesche che da quello del Vallone il calcare forma la base del giacimento, non però in modo continuo, perché talora la massa pirossenico-ferrifera riposa direttamente sugli scisti, e frammenti di calcare, sempre allineati in accordo colla massa principale, sono interposti e inglobati alla massa pirossenica, essa pure talora stratificata come il minerale e i calcari. Fra gli strati calcarei, ordinariamente sottili, stanno interposti letti di una sostanza verde talcosa proveniente dalla disaggregazione dello scisto.4
Per quanto riguarda il minerale ferrifero Lotti afferma: Questo giacimento fu ritenuto un tempo come il più cospicuo fra i giacimenti ferriferi dell'Elba, e tale invero può considerarsi, se non dal lato industriale, almeno da quello scientifico; poiché oltre ad offrire una bella massa di minerale e quantità di vari silicati ferriferi, lascia vedere due stupendi tagli naturali che mettono a nudo le condizioni interne del giacimento e non lasciano dubbio sulla sua natura. Dal punto di vista industriale si esagerò forse dai precedenti osservatori la sua importanza per la apparente vastità della superficie ferrifera dovuta alla ossidazione superficiale dei silicati che di gran lunga prevalgono sulle masse minerali.5
Anche dal punto di vista mineralogico Calamita è una zona interessante con cinquanta varietà trovate. Scrivono Giuseppe Tanelli e Marco Benvenuti: Gli skarn di Calamita sono particolarmente ricchi di granato, tanto da formare in alcuni cantieri (Macei, Poggio Polveraio) delle vere e proprie granatiti compatte, nelle quali si aprono frequentemente delle druse tappezzate da cristalli giallastri di andradite ad abito trapezoedrico o rombododecaedrico, e, più raramente, da meganite e spessartina, contenenti manganese. A Calamita, al contrario dei giacimenti di Rio, l'ossido di ferro è rappresentato pressoché totalmente da magnetite ed in minore misura da kenomagnetite. Caratteristico è l'abito lamellare di queste due fasi, chiara testimonianza di una loro origine da processo di pseudomorfosi su precedente ematite. Come al solito, specie mineralogiche metallifere primarie diverse dagli ossidi di ferro, sono scarse e limitate a specifiche zone del giacimento. Nei Macei, in particolare, sono presenti masse compatte di pirrotina monoclina – caratteristica per il suo magnetismo -, mentre in altre aree del Vallone si ritrovano manifestazioni di calcopirite, pirite, sfalerite, arsenopirite e linnaeite.6 Vi si trovano anche hedembergite, ilvaite, epidoti e mineralizzazioni cuprifere e cobaltifere.
L'unico elemento nativo trovato a Calamita è il rame, presente in bellissimi filamenti al Vallone basso, nella Grotta Rame. Tra i solfuri, oltre le già citate linneite, arsenopirite e la comune pirite, si rinvengono la marcasite e la skutterodite. Sempre a Grotta Rame si trovano due cloruri di rame formatisi per l'azione del cloro dell'acqua di mare sul rame nativo: l'atacanite e la paracatanite. Diversi sono gli ossidi: ovviamente quelli comunissimi di ferro (magnetite, malachite ed ematite), uno di rame (cuprite), ma anche alcuni rari come la calcantite (al Vallone basso), la goethite (che si forma dalla pirite) e l'opale. Due rarità mineralogiche sono l'azzurrite e l'aragonite, di cui difficilmente si trovano cristallizzazioni significative (della seconda un pezzo unico al mondo si trova nella collezione Alfeo Ricci). Numerosi sono i solfati: basti citare il gesso ialino (a Punta Rossa), la jarosite (al Vallone basso), l'amarantite, la copiapite, e la già citata calcopirite. Tra i solfati di rame (al Vallone basso) si annovera la brochantite, mentre rarità sono l'eritrite e la farmacosiderite. Molti anche i silicati: l'andradite (negli skarn di Macei), la bonattite (scoperta per la prima volta al mondo ai Macei nel 1957 e dedicata al mineralogista Stefano Bonatti), la calcite (presenza atipica nelle miniere di ferro), la crisocolla, e le già dette hedembergite e ilvaite (particolarmente presenti alla Nuova Zona). Tra i composti organici abbiamo la minguzzite, anch'essa scoperta per la prima volta al mondo proprio a Calamita nel 1955, e la humboldtite.7
Autore: Andrea Galassi (Capoliveri)
1 BERNARDINO LOTTI Descrizione geologica dell'isola d'Elba, Roma, 1886, pag. 12.
2 IGINO COCCHI Descrizione geologica dell'isola d'Elba, 1871.
3 B. LOTTI, Cit., pag. 21.
4 Ibid.
5 Id, pag. 209.
6 GIUSEPPE TANELLI, MARCO BENVENUTI Guida ai minerali dell'isola d'Elba e del Campigliese, Portoferraio, 1998, pag. 99.
7 Per una descrizione completa dei minerali presenti a Calamita si veda anche AA.VV. Elba Territorio e civiltà di un'isola, Genova, 2001; G. TANELLI, M. BENVENUTI Cit.; GIANFRANCO BARSOTTI, ROBERTO NANNONI Rocce, minerali e miniere delle isole dell'Arcipelago toscano, Pisa, 2006.