Fino al 1947 si chiamava Porto Longone. Adesso Porto Azzurro. Gli venne cambiato nome perché il primo evocava il suo tetro carcere. Peraltro anche il nuovo nome non gli ha tolto di dosso la spiacevole fama. Ingenerosa, a dire il vero, perché chi lo conosce bene, lo trova un paese vitale. E ricco di storia, anche. Infatti il profondo seno di mare su cui si affaccia, e che gli ha dato il primo nome, come dicono alcuni, è stato un pezzo di Spagna all'Elba.
Il forte di Longone fu infatti fondato nel 1603 dagli iberici per contrastare un eccessivo rafforzamento militare, impresso dai Medici al loro granducato, e concretizzatosi sull'isola con la fondazione mezzo secolo prima della piazzaforte di Portoferraio. Longone diventava cos un territorio estero di fronte al vicino porto toscano, ma anche rispetto al resto dell'isola, che si trovava sotto il governo del principato di Piombino. Una folle tripartizione per un territorio cos piccolo, ma sintomatica di quali influenti interessi geopolitici si stavano giocando su di esso. E la partita per il controllo strategico dell'isola nei secoli XVII e XVIII si giocherà proprio intorno alla guarnigione spagnola.
Il battesimo del fuoco avverrà nel 1646, quando gli spagnoli non riusciranno a reggere l'assedio dei francesi e cederanno la piazza. La riconquisteranno appena quattro anni dopo con un altro assedio e con un impiego senza economia di mezzi e uomini, a segno di quanto gli stesse a cuore. Francesi e iberici, una volta tanto alleati nella guerra di successione spagnola, la difenderanno con successo contro gli assalti della coalizione imperiale, nel 1708. E ancora nel 1799, le truppe repubblicane transalpine tentarono di forzarne l'accesso, validamente contrastati dai napoletani, a cui nel frattempo erano passati i presidi ex spagnoli in Toscana.
Con il passare degli anni, mentre la sicurezza nei mari si andava stabilizzando, nacque un piccolo borgo di pescatori ai piedi del forte. Era ormai finito il tempo in cui i civili vivevano solo in funzione militare della piazza, rispondendo ai ritmi di essa. Anche in questo caso fondamentale fu l'afflusso di pescatori dal Sud Italia, che rappresentarono il decollo demografico del centro. Con l'avvento del turismo, Porto Azzurro ha colto in pieno l'occasione, tanto che oggi si può considerare uno dei paesi più vivaci dell'estate.
Il cuore spagnolo della vecchia Longone è naturalmente il forte detto anche Beneventano, dal nome del suo fondatore. Il costruttore fu invece don Garcia de Toledo, che pare essersi ispirato a Bramante, e più segnatamente alla sua cittadella di Anversa. La smilitarizzazione del forte corrispose al suo inizio come carcere. Per questa ragione non è visitabile all'interno. Un vero peccato, anche perché le sue mura racchiudono un bell'esempio di barocco religioso spagnolo, come la chiesa di San Giacomo, definita dallo studioso locale Vincenzo Paoli fastosa come un hidalgo. In compenso un curato sentiero, che dal porto giunge a Barbarossa, permette di apprezzarne il perimetro murario esterno.
Uno dei posti più belli dell'isola è il Monserrato. Anche in questa valle sembra ancora risuonare lo spagnolo. Quello più devoto della Controriforma, per. Infatti qui sorge il bel santuario della Madonna del Monserrato, che sembra rifare il verso (molto alla lontana, invero) del celebre luogo di culto catalano. Lo volle don José Pons, il primo governatore di Longone, fervente ammiratore di Nuestra Senora Nigra, che vi fece consacrare una copia del dipinto di Montserras. Il paesaggio è veramente suggestivo e mistico, quasi fuori dal tempo, tanto da convincerci subito sul perché il buon José lo avesse scelto.
La costa longonese (o portozzurrina, per utilizzare un termine moderno) non è molto estesa, ma conserva begli scorci. Su tutti Terranera, i cui scavi minerari hanno segnato l'ambiente: qui si trova un laghetto di acqua sulfurea dall'acqua verde intenso, separato dal mare da una striscia di sabbia ferrosa nera di pochi metri. E altre due spiagge note di Porto Azzurro sono Reale e Barbarossa, il cui nome evoca il terribile pirata che si vuole qui sbarcato per compiere una delle sue terribili incursioni.
Forte di Longone: costruita dagli spagnoli nel 1603. Non è visitabile all'interno, poiché carcere. Per questo è impossibile ammirare anche la chiesa di San Giacomo all'interno, del 1656, ma ristrutturata nel 1720, un bell'esempio di barocco spagnolo.
Oratorio del Sacro Cuore di Maria: prospiciente alla parrocchiale, fu voluto dal governatore spagnolo della piazza don Diego d'Alarcon, nel 1727, che vi eresse all'interno il suo monumento funebre.
Santuario della Madonna del Monserrato: costruito nel 1606, si trova in un ambiente molto bello.
La piccola miniera: ricostruzione di uno scavo in galleria, museo minerario etrusco e esposizione-mercato di minerali.
Laghetto di Terranera: specchio di acqua dolce sulfurea, sebbene vicinissimo al mare, di origine artificiale.
Dal molo di attracco o dall'ingresso del forte spagnolo parte un percorso ben tenuto che arriva alla spiaggia di Barbarossa, passando sotto le mura bastionate. Volendo si può proseguire fino alla spiaggia di Reale, ma il percorso non è segnato.
Dal paese si possono intraprendere i percorsi dell'area del Buraccio, come la strada lastricata che porta all'Acquabona, il sentiero che da Mola sale al Puntecchio e prosegue verso le cave di eurite, e la strada che dalla provinciale di Mola, seguendo il fosso Mar di Carpisi, scollina verso la Valdana. I sentieri non sono segnati, quindi è bene portarsi una carta, sebbene il rischio di perdersi sia nullo, in quanto lungo i percorsi vi sono case sparse.
Dal Monserrato o dal paese si può raggiungere anche la croce in ferro del monte Mar di Capanna, da cui si gode un panorama stupendo. Ma oltre che non segnato il sentiero è malagevole e per escursionisti esperti.
Dalla spiaggia di Reale un brevissimo sentiero tra scavi e edifici minerari abbandonati porta al caratteristico laghetto di Terranera.