Per molto tempo Rio Marina fu considerata la capitale economica dell'Elba. Era per il periodo delle miniere, e non del turismo. Purtroppo l'escavazione del ferro entrò in crisi quando la nuova industria viveva il suo boom. A differenza dell'altro borgo minerario elbano, Capoliveri, che riuscì a convertire immediatamente la sua vocazione, questo versante ha intrapreso lentamente la nuova strada. Per molti versi ci ha salvaguardato diversi aspetti della sua natura e non l'ha sacrificato a un turismo di massa.
Il ferro, dicevamo. E questo minerale che rimarrà indissolubilmente legato alla storia di questo paese. E non solo alla storia, visto che le case, le strade le spiagge luccicano delle minute scaglie di cristalli di ematite, in un effetto straordinario. Qui gli abitanti hanno tribolato intorno alle escavazioni del ferro fin da tempi remotissimi, con pochissime interruzioni, come quella quasi millenaria che va dalla proibizione romana dell'estrazione del metallo alla dominazione pisana, che ripresero a pieno vigore ci che intravidero, a ragione, come la fonte economica principale della loro repubblica. L'abbondanza di ferro fu sempre un motivo di interesse per naturalisti antichi e moderni, tanto che fu presa per buona la diceria sulla rigenerazione del ferro una volta scavato. Anche gli studiosi di minerali ebbero sempre terreno fertile di studio in queste cave, che regalavano spesso rarità o magnifici esemplari, finiti poi in musei di mezzo mondo. Scherzi del ferro chiamavano questi minerali i cavatori, che li raccoglievano per le loro collezioni o per venderli ai primi turisti come originali souvenir. Oggi un vasto campionario di essi si può ammirare al museo a essi dedicato, nel palazzo del Bur in paese, lex sede della direzione delle miniere elbane.
Le aree minerarie di Rio Marina sono due: quella di Vigneria, intorno al paese, che si ritiene essere la più antica dell'Elba; e quella di Rio Albano. Quest'ultima è particolarmente caratteristica per i suoi laghetti artificiali, la cui acqua è colorata di un rosso scuro, quasi impressionante alla vista. Si rimane quasi frastornati dai colori a volte anche vivissimi di queste ferite della terra: accanto al rosso delle acque le pietre assumono tonalità giallastre o scure, se terre ferrifere, ma anche grigie e bluastre di calcari o altro. Dove gli scavi non sono arrivati, la vegetazione è rigogliosa di macchia o boschi a lecci, che dai fianchi delle colline giungono fino alle scogliere. Basta percorrere la provinciale da Rio Marina a Cavo, per assistere a ogni curva a una visuale diversa, a un ambiente sempre cangiante.
Il ferro c'entra sempre in queste terre. Anche per quanto riguarda le spiagge. Da Cavo al capoluogo tutte sono state nell'antichità punti di imbarco di minerale per Populonia o comunque il continente; e in qualcuna sorse anche un punto di riduzione metallurgica: è il caso di Capo Pero, dove ancora si nota un forno di fusione, attribuito agli etruschi. Per questo alcune di esse sono nere di ematite, tanto che le scagliuzze dei cristalli le fanno scintillare in pieno sole, quasi da abbacinare la vista.
L'unica frazione di Rio Marina è Cavo, il paese più vicino al continente. Il nome deriva dal termine vernacolare elbano, che significa capo. Esso infatti sorge sulla punta estrema settentrionale dell'isola. Il borgo è moderno, ma dalla frequentazione umana antichissima, considerata la sua posizione geografica: qui è sorto un centro metallurgico, la cui importante scoperta di pochi anni fa; ma fu apprezzato anche per la sua bellezza dai patrizi romani, che sul Capo Castello vi fecero edificare una lussuosa villa a terrazze digradanti sul mare. A cavallo degli ultimi due secoli era il buen retiro per le famiglie facoltose del riese, come si nota da alcune pompose palazzine. Attualmente si è dedicato al turismo, tanto da essere forse la località più apprezzata dai vacanzieri della parte nordorientale dell'isola. A Cavo si aprono tre spiagge frequentate: quella dinanzi il suo lungomare, al cui centro si trova il porto, quella piccola ma riparata dell'Alga e quella del Frugoso.
Un'altra spiaggia molto apprezzata è quella di Ortano, chiusa a sud dall'isolotto omonimo, che nei giorni di bassa marea è unito al continente. Anche Ortano ha un passato minerario, come si nota dai resti del pontile in ferro: qui veniva estratta soprattutto la pirite per produrre acido solforico.
Torre del porto (Rio Marina): fu costruita nel 1534 da Jacopo V Appiano, principe di Piombino per difendere lo scalo della Marina di Rio. La torretta con l'orologio che la sovrasta è un'aggiunta di fine Ottocento in omaggio all'elevazione a comune di Rio Marina..
Chiesa di San Rocco (Rio Marina): a croce latina e una navata, fu costruita nella seconda metà del Cinquecento per i minatori con il concorso economico dei principi di Piombino.
Gli Spiazzi (Rio Marina): passeggiata lungo il porto. Sotto di essi vi sono i Voltoni, depositi della società mineraria.
Museo dei minerali elbani (Rio Marina): si trova nell'ex direzione delle miniere, il palazzo del Burò.
Villa romana di Capo Castello (Cavo): è in proprietà privata, ma dalla strada se ne vede qualche muro perimetrale inglobato in strutture moderne. Era costruita a terrazze digradanti sul mare.
Cisterna romana (Cavo): in località Lentisco, anch'essa in proprietà privata, e inglobata in una villa moderna, era di pertinenza della villa.
Mausoleo Tonietti (Cavo): sul colle del Lentisco, costruito agli inizi del Novecento in stile liberty da Adolfo Coppedè, era il monumento sepolcrale dei concessionari delle miniere elbane.
Semaforo di monte Grosso: oggi abbandonato, in posizione panoramica, apparteneva alla marina militare.