Se è vero che l'anima antica dell'isola va cercata tra i vicoli dei paesi di collina, a Rio nell'Elba la ricerca non è vana. Forse nessuno degli antichi centri ha vissuto, è stato protagonista o testimone di tutti momenti della storia isolana, da quelli più sfolgoranti ai più drammatici, come questo. Una storia millenaria, nel bene e nel male legata alle miniere. Una storia che parte dall'eneolitico, quando da queste parti si sviluppò una società, oltre che di cavatori, di commercianti e metallurgisti, con standard di vita che non andavano lontani dall'attuale opulenza. I resti di essa sono rimasti in una delle necropoli più importanti in Italia di questo periodo, in località San Giuseppe, tra i due Rii, quello alto e quello basso. Il ricco corredo funebre degli inumati si può ammirare nel museo archeologico del paese.
D'altra parte la presenza umana della zona non può essere che antichissima, se consideriamo che qui uno dei fattori fondamentali per l'insediamento non manca: l'abbondanza d'acqua. Il nome stesso deriva dal latino rivus, e le molte fonti sono state celebrate dai colti viaggiatori di ogni epoca. Soprattutto quella dei Canali, in pieno paese, definita fontana maravigliosa da un cultore di storia patria, Sebastiano Lambardi, stupisce per l'abbondanza, tanto che alimenta una fontana a cinque cannelle, un suggestivo lavatoio pubblico, e in passato anche la ventina di mulini che sorgevano nella vallata sottostante. A proposito di queste sorgenti nacque la leggenda che fossero alimentate da canali sotterranei, approvvigionati nientemeno che dalle acque della Corsica.
In grande considerazione era tenuto Rio nel medioevo e in età rinascimentale per la sua ricchezza ferrifera. I pisani lo consideravano alla stregua di una capitale economica della repubblica, tanto da rifornirlo di grano dal continente in caso di crisi. Arrivarono a elevarlo a capitana, insieme a Grassera, in concorrenza alla spodestata Capoliveri.
Abbiamo accennato a Grassera. Vale la pena ricordare questo borgo medievale sparito dalla faccia della terra nel corso del Cinquecento, a seguito di una disastrosa scorreria di Barbarossa, che senza pietà lo rase al suolo in una notte. Sorgeva sulle dolci pendici tra Rio e Torre del Giove ed ebbe il suo momento di massima vitalità nel medioevo, quando i documenti lo citano spesso con Rio. Di esso rimangono i resti della chiesa principale: San Quirico.
A proteggere questo paese c'era il forte del Giogo. Le sue condizioni oggi sono disastrose: oltre che dal tempo e dall'abbandono le sue strutture furono minate agli inizi del XVIII, quando il governatore spagnolo di Longone Pinel ne ordinò la distruzione. I ruderi svettano dalla rigogliosa lecceta che ammanta l'altura. Si racconta che il feroce pirata Dragut lo facesse cadere per inganno, promettendo salva la vita ai terrorizzati terrazzani qui arroccati, e una volta arresi li facesse mettere ai ceppi.
Una presenza rassicurante per i riesi era invece il Volterraio. Al culmine di un picco strapiombante su verdeggianti vallate, con un bellissimo panorama su Portoferraio, il castello ha fama di inespugnato. Di origine incerta (forse etrusca), fu elevato a castello dai pisani e riutilizzato dai Medici come vedetta sull'erigenda piazza di Portoferraio. Ai suoi piedi gli assedianti hanno gridato in molte lingue, ma nessuno è mai riuscito a piantarvi la bandiera sopra.
D'altra parte, sempre a proposito di fortificazioni, anche Rio, come molti altri centri collinari, doveva trasformare le sue case in una sorta di mini fortezze. Cos aggirandosi per il centro non è difficile scorgere barbacani a protezione delle facciate più esposte di alcuni palazzi, e la chiesa stessa mantiene parte del perimetro bastionato esterno: in caso di necessità anch'essa doveva diventare un luogo di assedio.
Per scoprire la versione più balneare del riese bisogna scollinare la dorsale che forma lo scheletro di questa parte dell'Elba. Troviamo cos Bagnaia, Nisporto e Nisportino, località entrate appieno nel circuito turistico, soprattutto quello tutto relax, poiché sono al di fuori dei caotici traffici tipici di altri versanti. E con una canoa si può scoprire tratti di costa e spiagge ancora più fuori mano, con quinte di assoluta bellezza, come la cala dei Mangani o dell'Inferno e quella di Zupignano. Piccoli gioielli ambientali incavati in massicce e dirupate scogliere, in uno dei tratti di costa più selvaggi dell'isola, annunciato quando il traghetto passa Capo Vita e si avvicina a Portoferraio, ma apprezzato appieno solo quando raggiunto con imbarcazioni più piccole.
Chiesa dei Santi Giacomo e Quirico: del XIV secolo, ma con rifacimenti cinquecenteschi, con interni barocchi.
Chiesa del Padreterno: elegante edificio del XVIII secolo, con il portico colonnato. All'interno un antico quadro raffigurante la Santissima Trinità.
Fonte dei Canali: fontana di cinque bocche alimentata da una ricca sorgente.
Lavatoi pubblici: bella e ampia struttura con soffitto a capriate e finestroni. E' alimentata dalla stessa fonte del Canali.
Casa del parco: davanti la fonte dei Canali, è una delle due presenti dell'Elba.
Museo archeologico: raccolta di reperti dall'epoca protostorica al medioevo, riguardanti principalmente l'attività estrattiva del ferro.
Museo del minerali: vicino alla chiesina della Pietà, piccola raccolta di minerali provenienti da tutte le miniere dell'Elba.
Santuario di Santa Caterina: recuperato dall'abbandono e dall'incuria è oggi diventato un centro di cultura internazionale.
Orto dei semplici elbano: giardino botanico di specie naturali, officinali, da coltivazione presenti all'Elba. E' contiguo al santuario di Santa Caterina.
Chiesa di San Quirico: è l'unica traccia del villaggio medievale di Grassera. Dai ruderi si riconoscono le mura perimetrali con la piccola abside.
Torre del Giove (o Forte del Giogo): fu costruito nella seconda metà del XV secolo dal principe di Piombino Jacopo III Appiano per proteggere il versante minerario. Secondo la leggenda sarebbe stato costruito su vestigia antiche.